Ricomincia il viaggio nel niente, questa volta lungo una stradina stretta ma asfaltata che dopo qualche decina di chilometri ci riporta allo sterrato. A parte questo, lo scenario non cambia: deserto. Poi, all’improvviso, si materializza un cantiere stradale con tanto di segnaletica e grader al lavoro. La pista per un tratto si fa liscia, poi tutto ripiomba nella desolazione. Si torna al nulla. Dopo un centinaio di chilometri ecco apparire un minuscolo centro abitato, un’oasi di vita stretta intorno a un bizzarro baretto che sembra uscito da un film. Veranda scolorita, vecchie selle buttate lì, qualche avventore insonnolito dai tratti aborigeni. Ci fermiamo a bere una bibita fresca e poi ci ributtiamo nel niente. Mosche, vento caldo, silenzio, Sembra di essere soli al mondo e invece dopo un altro centinaio di chilometri ecco una fattoria. Di fronte a casa sono parcheggiati fianco a fianco un paio di mucche e un piccolo elicottero (ce l’hanno tutti, per le emergenze). C’è una pompa di benzina, un prato inaspettatamente verde dove campeggiare, un paio di container con toilettes e docce. Lusso sfrenato da queste parti. Apriamo le tende sotto un cielo scintillante di stelle.