La prima sorpresa di oggi e’ il freddo: alle 6, quando suona la sveglia, l’aria e’ decisamente fresca, ma nel giro di un paio d’ore tutto torna normale e ora di mezzogiorno ci sono i soliti 28 gradi, forse anche qualcosa di piu’. Percorriamo una strada secondaria poco battuta, il traffico e’ scarsissimo. Mount Garnet, il piccolissimo paese dove abbiamo dormito, e’ l’ultimo centro abitato che incontreremo per i prossimi quattrocento chilometri. Il paesaggio e’ arido, macchia punteggiata da alberi rinsecchiti, termitai di terra rossa. E’ la siccita’. Sono tre anni che non piove, ci spiega un vecchio allevatore che andiamo a scovare nel suo ranch lungo la strada e il bestiame comincia a risentirne. La stagione delle piogge dovrebbe cominciare a novembre: speriamo per il nostro amico Don (e tutti gli altri) che quest’anno arrivi. Stasera si dorme in unaroadhouse, una sorta di locanda che combina pompa di benzina, ristorante e punto di sosta con qualche camera e piazzole per i camper. Tutto intorno il nulla. La dividiamo con camion giganteschi, tre-quattro rimorchi, bestioni a 18 ruote. E’ l’outback, baby!